Ma avevo paura di fare come quegli sbirri che vengono sparati nel cuore il giorno prima del pensionamento.
Niente orologio d'oro, niente spumantino, niente ciambelle, niente scatola con dentro la foto dei figli e le altre cose personali, niente voltarsi indietro e guardare serio un'ultima volta l'ufficio: vuoto.
Niente: steso lì, a guardare il sole, se c'è, e a sputare il sangue dai polmoni perforati,
solo un collega giovane, Smithersons, che dice di tenere duro, che ce la farai.
E invece non ce la fai e Smithersons ti chiude gli occhi con quelle mani lentigginose, che puzzano ancora di college.
E crepi.
E allora trombette, bara, bandiera, fiori, pugni di terra, gente che piange.
Ecco come sarebbe andata la gara di go-kart di oggi.
Quindi sono rimasto a casa a quasi finire il libro, che disegnare mi sembra più prudente
da un certo punto di vista.
Ci sono quasi.
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